Le comunità al centro della transizione energetica.

La possibilità di renderla reale in Friuli Venezia Giulia

La direttiva  2001 del 2018 è la principale normativa europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Gli Stati devono conformarsi alla direttiva entro il 30 giugno del 2021.

E’ inutile sottolineare come la scadenza coincida, di fatto, con quella per la presentazione dei progetti finanziati dal fondo “Next generation – UE” ed in quella sede che si vedrà se il nostro Paese sarà all’altezza della drammatica sfida con cui dovranno confrontarsi le prossime generazioni. E’ paradossale, ma molti osservatori, ahinoi assai distratti, pensano che la sfida consista nel ripagare il debito, mentre è di tutta evidenza che quella vera sarà la sopravvivenza in condizioni ambientali che potrebbero rivelarsi assai avverse.

Uno degli aspetti più interessanti della Direttiva è dato dalle «comunità di energia rinnovabile», soggetto giuridico:

a) che, conformemente al diritto nazionale applicabile, si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, è autonomo ed è effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili che appartengono e sono sviluppati dal soggetto giuridico in questione;

b) i cui azionisti o membri sono persone fisiche, PMI o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali; 

c) il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

La legge regionale 23 marzo 2017, n. 4, Norme per la valorizzazione e la promozione dell’economia solidale, ha previsto le Comunità dell’economia solidale, definendole:

insieme di persone fisiche residenti in un determinato territorio che, nella rete dei reciproci legami sociali e delle attività volte a soddisfare il ben vivere dei suoi membri, perseguono attivamente l’attuazione dei principi della solidarietà, della reciprocità, del dono, del rispetto dell’ambiente;

Le differenze fra le due Comunità sono molte, e non abbiamo qui lo spazio per analizzarle; basti quindi segnalare come la prima abbia un unico scopo, e possa comprendere persone fisiche e persone giuridiche, mentre la seconda, comprendendo solo persone fisiche, abbia uno scopo generale di “soddisfare il ben vivere dei suoi membri” per il cui perseguimento certamente avrebbe un ruolo non secondario l’autonomia energetica con fonti rinnovabili.

Un punto di contatto fra le due comunità è invece la natura giuridica delle stesse che, rappresentando una novità, deve ancora essere efficacemente analizzata dagli studiosi che spesso sono troppo ancorati al diritto vigente, mostrando scarsa capacità di immaginazione costruttiva e fondante verso le nuove istituzioni che inevitabilmente, in tempi di crisi, si affacciano all’orizzonte.

E’ un altro esempio di come la nostra legge regionale sull’economia solidale costituisca un valido ed avanzato strumento di trasformazione economico-sociale veramente all’altezza dei tempi difficili che attraversiamo.

Il legislatore italiano, con una norma inserita nel tradizionale decreto “milleproroghe”, che saluta da tempo immemore ogni San Silvestro, ha anticipato parzialmente il recepimento della Direttiva europea incentivando l’autoconsumo da fonti rinnovabili.

Un interessante ed aggiornato approfondimento è disponibile sul sito ambientediritto,it, curato da Enrico Giarmanà: Autoconsumo collettivo e comunità energetiche.

Anche nella nostra Regione il tema è oggetto di discussione: se ne è occupato recentemente il Patto per l’Autonomia, organizzando un dibattito fra esperti.

di Giuseppe Rizzardo

Share