La Filiera del Cacao Biologico per il Buen Vivir della Popolazione Shawi

L’ INCONTRO IN AMAZZONIA
A maggio, nella fase conclusiva del progetto, “La filiera del cacao biologico per il buen vivir della popolazione Shawi dell’Amazzonia peruviana” si è svolta la visita alla cooperativa CoopAKP e ai produttori della comunità Shawi nell’area di Balsapuerto e di San Gabriel de Varadero lungo il fiume Paranapura. Emanuele Bertossi con l’appoggio della struttura locale di Terra Nuova Perù, partner del progetto, ha potuto esprimere la sua sensibilità artistica e la sua competenza nella narrazione con parole e immagini per:
* documentare il ciclo di produzione del cacao e le altre attività della comunità Shawi del Paranapura (ad esempio, la produzione ittica) per realizzare materiali di comunicazione (fotografe, video, interviste, ecc.) utili a descrivere l’intervento progettuale e le sue realizzazioni, presentarlo in eventi pubblici e attraverso i social in Perù e in Italia e comunicare le caratteristiche della produzione del cacao ai soggetti della filiera del cioccolato presenti in Italia.
* verificare la possibilità di recupero di elementi culturali Shawi valorizzabili in un’ottica di sviluppo culturale, sociale e anche produttivo (per esempio nell’artigianato tessile, della ceramica o semplicemente per realizzare marchi o confezioni in grado di aggiungere identità e servizi ai prodotti agricoli).
“Mi sono reso conto di quanto le caratteristiche ambientali rendano difficili attività che in altri luoghi sono semplici: il clima, le distanze, le vie e i mezzi di comunicazione possono complicare ogni cosa, ma non al punto di renderle impossibili. I risultati ottenuti dal progetto ‘Cacao per il buen vivir della popolazione Shawi’ sono un esempio che molto si può fare.”


L’ECCELLENZA DEL CACAO SHAWI
Il primo cacao in grani, fermentato ed essiccato con procedure adeguate alla valorizzazione del cacao “criollo, nativo di Yurimaguas” (un prodotto che è potenzialmente al vertice della qualità assoluta) è stato prodotto dalla cooperativa della comunità Shawi a San Gabriel de Varadero. Grazie al progetto è stato costruito e allestito un centro della CoopAKP per la gestione post-raccolta: chiodi, tavolame, cemento, lastre di zinco per la copertura metallica del tetto sono stati utilizzati dalla mano d’opera locale per costruire i locali dedicati alla prima trasformazione del cacao. I due ambienti dedicati alla fermentazione e all’essiccazione hanno una grandezza di circa 42 metri quadrati e sono dotati di strutture e attrezzature semplici, ma efficaci e gestibili dalla CoopAKP, anche grazie al fatto che due giovani della cooperativa hanno partecipato a un percorso di formazione presso la Asociaciòn de Productores Agropecuarios de Huicungo nella città di Juanjui, Regione San Martìn. Il primo si è formato sulla gestione commerciale del cacao, affiancando il direttore dell’associazione, e il secondo sulla gestione del centro di fermentazione e di essiccazione, divenendo ora responsabile della struttura a San Gabriel de Varadero. Il centro è divenuto il riferimento per i soci, ma anche per altri piccoli produttori dell’area lungo il fiume Paranapura, perché permette di ottenere un cacao pronto per la trasformazione, che ha sviluppato tutti gli aromi e le altre caratteristiche che ne permettono l’utilizzo nella produzione di cioccolato di alta gamma. Avendo assaggiato i grani provenienti dai campioni giunti in Friuli e qui tostati, vi possiamo assicurare che si tratta di ottimo cacao!

UNA MISSIONE COINVOLGENTE
Accettare l’incarico della missione di documentazione del progetto “Filiera del cacao” è stato un atto di fede. Ho deciso di credere che sarei stato capace di fare ciò che non avevo mai fatto prima. Ho subito intuito che sarebbe stato un viaggio che mi avrebbe coinvolto sia professionalmente che umanamente, e così è stato. Ho tenuto un diario di viaggio su cui ho preso appunti, fissato idee e riflessioni da elaborare, disegnato. Ho scattato fotografe, congelando attimi di quei venti giorni vissuti intensamente e passati troppo velocemente. Ho girato brevi video in cui di quegli attimi ho colto il movimento, i suoni, le voci. Documentare il progetto ha significato incontrare persone, un pezzetto di umanità che lavora ai margini, impegnata a fare bene con poco, a cominciare da Proiezione Peters, passando per gli addetti di Terra Nuova Perù, per finire con coloro che sono i destinatari finali e protagonisti del progetto: la comunità degli indios Shawi. Incontrare il popolo Shawi e la sua cultura per me è stato un vero regalo. Li ho visti fragili e forti, ingenui e scaltri, anche loro in cammino sul sentiero del cambiamento. Ho visto sventolare le bandierine di propaganda politica sui tetti di foglie di palma dei più remoti villaggi, segno che le civiltà, quella Shawi e le altre, si sono già incontrate. E il tempo del baratto è finito, e il progresso, che il vocabolario mi insegna vuol dire «andare avanti, avanzare», oggi ha bisogno di denaro. Produrre per vendere per guadagnare per progredire. La “Filiera del cacao” va in questa direzione ma rispettando l’ambiente, con tempi e modi umanamente compatibili e nel pieno rispetto dell’autonomia di sviluppo del popolo Shawi. E poi ho visto la pratica bruttezza della plastica mischiarsi con la bellezza delle loro ceramiche e dei loro tessuti prodotti in casa dalle donne. Sono le donne le prime custodi della loro antica cultura, sono loro a mantenerla viva, con la loro pelle tatuata, i loro vestiti, i loro piedi nudi. Documentare il progetto ha significato anche, ovviamente, conoscere luoghi. E in quei luoghi, ancora una volta, ho visto bellezza e bruttezza. E mi sono reso conto di quanto le caratteristiche ambientali rendano difficili attività che in altri contesti sarebbero facili da attuare: il clima, le distanze, le vie e i mezzi di comunicazione possono complicare ogni cosa, ma non al punto di renderle impossibili. I risultati ottenuti dal progetto sono un esempio. E adesso il futuro, che in parte si può inventare.
Emanuele Bertossi

L’ARTIGIANATO SHAWI
Le due principali espressioni dell’artigianato Shawi sono la ceramica e la tessitura, e sono le donne a occuparsene. Producono piatti e ciotole di varie forme e dimensioni, quasi prevalentemente a uso familiare, utilizzando l’argilla locale e cuocendola a legna.
Dai tessuti fatti utilizzando elementari ma efficienti telai ricavano prevalentemente bellissime, coloratissime e semplici gonne. La bellezza delle forme e dei decori delle ceramiche e delle trame e degli accostamenti di colore dei tessuti non hanno solo un alto valore estetico, ma sono l’espressione viva della loro cultura, tramandata di madre in figlia.
Perché non provare a portare quella bellezza oltre le soglie di quei villaggi, oltre gli scopi per cui viene prodotta? L’incontro con due nuclei familiari ha permesso la documentazione video-fotografica delle attività artigianali peculiari della comunità Shawi; le interviste con l’artista Sixto Saurin e la ricognizione sullo stato attuale della valorizzazione della cultura e dell’artigianato Shawi hanno offerto un quadro più completo della situazione e delle possibilità presenti.
La ceramica e i tessuti Shawi potrebbero diventare ambasciatori della loro cultura e in questo modo essere una nuova fonte di integrazione del reddito attraverso relazioni rispettose e sostenibili con il resto del mondo. Per ottenere questo risultato è essenziale un rapporto di cooperazione professionale, dotato di sensibilità artistica e sociale notevole, capace di condividere un progetto interculturale forte.

UN PROGETTO APERTO AL FUTURO
Il progetto “La filiera del cacao biologico per il buen vivir della popolazione Shawi dell’Amazzonia peruviana” è in fase di conclusione, ma ha aperto ulteriori possibilità di collaborazione. La prima è legata all’offerta di una materia prima di ottima qualità agli artigiani cioccolatai e agli amanti di questo prodotto della nostra regione. Per questo si sta effettuando una mappatura degli operatori del settore e si stanno prendendo contatto per verificare la concreta possibilità di “chiudere la filiera” in Friuli Venezia Giulia. A fine anno potrebbero essere importate le prime due tonnellate di cacao per attivare questo percorso. Se non ci fossero le condizioni in regione, c’è già la disponibilità di un primario operatore del settore di livello nazionale
– al quale ci eravamo rivolti per le analisi di qualità dei campioni inviati dalla CoopAKP – che si è detto interessato all’acquisto. La seconda linea di lavoro, che richiede l’attivazione di un nuovo progetto, è quella della valorizzazione culturale ed economica dell’artigianato Shawi (si veda l’articolo precedente). A questo fine, sarebbe necessario il concorso di risorse dell’associazione Proiezione Peters, di quelle pubbliche, e di eventuali altri partner o sponsor. Il momento non è particolarmente favorevole, ma ci impegneremo a trovare le opportunità, perché vorremmo continuare ad accompagnare la comunità Shawi del Paranura lungo un percorso di autonomia e di resilienza culturale e ambientale.

Fonte: Ho un sogno

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